La storia. I tesori di Pozzuoli e il coraggio di Artemisia

Presso il Duomo di Pozzuoli, dedicato al patrono della città San Procolo martire, sono custodite  tre meravigliose opere dell’artista Artemisia Gentileschi. Ma chi è Artemisia? 

È una pittrice italiana dalla forte personalità nata a Roma l’8 luglio del 1593, figlia di Orazio Gentileschi, dal quale eredita la passione per la pittura. La sua biografia, la sua forza interiore, il suo espressivo e crudo linguaggio pittorico, oltre che la sua determinazione nell’affermare il suo genio artistico, fanno di questa pittrice un simbolo del femminismo internazionale Ciò per due motivi: il primo riguarda la sua formazione. Infatti, sebbene nel ‘600 l’arte pittorica sia ancora appannaggio quasi esclusivo degli uomini, Artemisia Gentileschi fin da piccola riesce ad apprendere, presso la bottega paterna, le tecniche pittoriche basilari imparando a disegnare, ad impastare i colori e a dar lucentezza ai dipinti. Negatale la possibilità, in quanto donna, di entrare all’Accademia di Roma, matura la sua esperienza nella bottega paterna. Il secondo motivo che fa di Artemisia un esempio di coraggio e di determinazione, è l’aver affrontato il tribunale dell’Inquisizione  in seguito alla denuncia presentata dal padre dello stupro da lei subito da Agostino Tassi, un suo amico, anch’egli pittore, a cui era stata affidata per completare la sua formazione artistica.  

È il 14 maggio 1612 quando mezza Roma accorre nelle aule per assistere al processo in cui Artemisia coraggiosamente sostiene l’interrogatorio mirato ad appurare la veridicità della denuncia, sfidando l’arroganza e la violenza dell’uomo che l’aveva stuprata. Ancora traumatizzata dall’abuso sessuale, pur di ottenere giustizia, si sottopose ad un interrogatorio sotto tortura. Il supplizio scelto fu quello “dei sibili” e consisteva nel legare le dita delle mani con delle cordicelle che venivano strette sempre di più fino a stritolare le falangi. Ma Artemisia, decisa a rivendicare i suoi diritti, non ritrattò la sua deposizione. Dovette tuttavia allontanarsi da Roma per sottrarsi allo scandalo che aveva coinvolto lei e la sua famiglia. Recuperato l’uso delle mani, fu attraverso la pittura che riuscì ad alleviare il dolore e l’umiliazione subita.  

Attraverso le sue opere, dunque, osservando la potenza delle sue pennellate, è possibile  cogliere l’intensità delle esperienze fatte nel corso della sua vita. 

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