Napoli: al Vomero chiuso un altro negozio storico

Si tratta della di ditta Di Benedetto, presente dal 1966

“ E’ una vera e propria ecatombe: non c’è settimana che, nel quartiere collinare del capoluogo partenopeo, il Vomero, zona commerciale per antonomasia, non si registri la chiusura di qualche negozio, anche in questo periodo autunnale – afferma amareggiato Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari. già presidente della Circoscrizione Vomero -. La crisi economica, in uno alla lievitazione dei costi di gestione, principalmente per quanto riguarda i canoni di locazione, che in alcune strade ha raggiunto valori esorbitanti, ha messo in ginocchio il terziario commerciale che ha rappresentato, per oltre un secolo, la principale attività produttiva del quartiere collinare, con circa duemila esercizi commerciali, alcuni dei quali della grande distribuzione, presenti su un territorio di appena due chilometri quadrati “.

“ L’ultimo esercizio commerciale a chiudere in questi giorni è stato il negozio di abbigliamento Di Benedetto, posto al civico 20 di via Kerbaker, una ditta nel cui marchio di legge che è attiva dal 1966. – sottolinea Capodanno -. Non essendoci alcun avviso all’esterno delle saracinesche abbassate, non si sa, al momento, se si sia trasferita in altri locali. Ad ogni modo non è l’unica novità che si registra in questo periodo nell’ambito del quartiere collinare partenopeo: in un raggio di poche centinaia di metri si osserva infatti la chiusura di diversi esercizi commerciali, alcuni già sostituiti, altri con lavori in corso, per lo più per l’apertura di attività legate alla vendita e alla somministrazione di cibi e bevande “.

“ Purtroppo, nel silenzio delle istituzioni preposte – prosegue Capodanno -, aziende che, in oltre mezzo secolo di vita, hanno reso famosi gli esercizi commerciali di tradizione del Vomero, continuano a scomparire. E l’elenco si aggiorna e si allunga continuamente con una preoccupante cadenza ravvicinata. Negli ultimi anni hanno chiuso il Bagaglino, Abet, Coppola, Daniele, il negozio di fiori Cimmino, nel solo tratto pedonalizzato di via Scarlatti, le librerie Guida in via Merliani e Loffredo in via Kerbaker, le profumerie Lupicini e Pepino in via Luca Giordano. Per ricordarne solo alcune, tra le più rinomate e conosciute, ma l’elenco è molto più consistente “.

“ Se si va avanti di questo passo – puntualizza Capodanno – , senza alcun intervento concreto, che non si limiti a qualche provvedimento che poi rimane nei cassetti, da parte della Regione Campania e del Comune di Napoli, al Vomero potrebbero essere ancora tanti i negozi destinati scomparire. E, come dimostrano i fatti, per risollevare la grave situazione che si è determinata nel terziario commerciale, non bastano iniziative effimere, come quelle organizzate negli anni passati, della durata di una notte. Occorrono interventi concreti e continuativi “.

“ Occorrerebbero iniziative efficaci per supportare economicamente le attività in difficoltà – aggiunge Capodanno -. Invece tutto tace. Solo per esemplificare, anche la legge regionale n. 11 del 10 marzo 2014, per la “valorizzazione dei locali, dei negozi, delle botteghe d’arte e degli antichi mestieri a rilevanza storica e delle imprese storiche ultracentenarie”, approvata dal Consiglio regionale della Campania, non ha ancora trovato la sua piena attuazione, dal momento che occorrerebbe innanzitutto procedere al censimento di tutte, e non solo di alcune delle attività che potrebbero fruire dei benefici previsti nella normativa varata “.

“ Bisogna, dunque, fare presto e bene – conclude Capodanno -. Anche perché, perdurando il ritmo di chiusure di esercizi commerciali registrate negli ultimi tempi, potrebbe tra l’altro sempre più assottigliarsi il numero di aziende con requisiti tali da poter attingere alle provvidenze, anche economiche, previste dalla norma. Laddove, invece, in altre Regioni italiane, come il Piemonte, la Lombardia e il Lazio, la normativa che istituisce le botteghe storiche, in vigore da lustri, ha potuto contribuire a salvare tante attività commerciali e artigianali, che, altrimenti, avrebbero rischiato di scomparire per sempre “.

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