A scuola di legalità, tra chi semina la speranza e cambia il mondo

Dai racconti diretti e indiretti di storie di speranza, alle testimonianze fattive delle istituzioni. Tanti i punti di vista rappresentati e raccontati questa mattina nell’Auditorium Cardinale Alfonso Castaldo della Diocesi di Pozzuoli agli studenti del Liceo Statale Virgilio, del Liceo Statale Majorana e dell’Istituto Alberghiero Petronio con un unico filo conduttore “la legalità”.

Un incontro toccante, moderato da Carlo Lettieri. I ragazzi presenti hanno ascoltato la storia di una famiglia raccontata da don Ferdinando Carannante, vicario episcopale della Diocesi di Ischia, che ha collaborato con la Diocesi di Pozzuoli per la realizzazione dell’evento, e cappellano volontario del carcere femminile di Pozzuoli. Una famiglia che, dopo anni bui tra carcere ed espatrio si è riunita riuniti. Don Ferdinando ha sottolineato quanto emozionante sia raccontare storie a lieto fine e quanto questo sia stato possibile, anzitutto grazie alla loro volontà di cambiare, ma grazie anche al sostegno su cui hanno potuto contare.

Il lavoro delle diocesi e delle associazioni che lavorano offrendo supporto come il Circolo interdiocesano (unico circolo in Italia che ha una dimensione più allargata) Laudato sì affrontano sfide su temi che non possono più attendere.

«Bradisismo, abusivismo, sono tematiche che non possono più attendere. Dobbiamo prenderci cura del creato, perché problemi ambientali diventano problemi sociali e problemi sociali sfociano nell’illegalità», ha dichiarato nel suo intervento Pina Trani in rappresentanza del Circolo diocesano Laudato sì. «Combattete in ogni sede per avere queste priorità. Impariamo ad avere attenzione per la cura di tutto ciò che c’è e che siamo. Mettendo sempre la persona al centro del nostro interesse» ha poi concluso.

Con una digressione storica raccontata da Andreina Moio professoressa del Liceo Virgilio ha descritto la storia di Adriano Olivetti e soprattutto gli effetti della sua azione su Pozzuoli. Una rivoluzione per la seconda metà del ‘900, l’operaio non era neanche più definito tale ma in maniera più pulita e rispettosa “il lavoratore”. Olivetti ha riconosciuto i diritti e ha messo al centro della propria attività i lavoratori. «La produzione non è per dare guadagno ma per dare vita» diceva.

Il racconto in prima persona, in quanto figlia di un lavoratore della fabbrica Olivetti, come il vicesindaco Filippo Monaco che nel suo intervento a questo racconto si è legato, ha lanciato un messaggio chiaro a tutta la platea studentesca: realizzare un sogno è possibile, Olivetti è riuscito a farlo già nel secolo scorso rispettando le persone e l’ambiente.

Di lavoro ha parlato il professore di istituzioni di diritto pubblico e di diritto ambientale dell’università degli studi di Napoli Federico II, Renato Briganti, che in una breve analisi testuale della Costituzione italiana ha dichiarato «il lavoro è lo strumento di emancipazione dei popoli» e che i padri e le madri costituenti italiani per come hanno inserito tale concetto nel testo costituzionale hanno incarnato il progetto evangelico dello «stare accanto all’ultima fila».

Un concetto articolato che ha smosso le coscienze dei ragazzi e ha aperto un dibattito. Disuguaglianze sociali, divario economico, indifferenza al problema dell’altro, questi i temi sollevati dai giovani.

«È utopico immaginare che il divario economico tra le varie classi sociali sparisca?» ha chiesto quasi rassegnato uno studente.

«Citando Galeano vi dico “l’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare” e noi dobbiamo porci degli obiettivi di miglioramento per continuare ad andare avanti sempre in quella stessa direzione», ha ribattuto Briganti, lasciando nei ragazzi un’immagine positiva dell’utopia da cui con fiducia se ne può trarre vantaggio.

La legalità è strettamente connessa alla qualità della vita nel territorio. E i maggiori difensori della legalità sul territorio sono le istituzioni militari presenti con il vicequestore Ludovica Carpino del Commissariato Polizia di Stato di Pozzuoli e il capitano Marco Liguori comandante Compagnia Carabinieri di Pozzuoli che attraverso poche semplici parole hanno fornito strumenti importanti agli ascoltatori come l’app YOUPOL della Polizia di Stato che attraverso un sistema di segnalazioni dirette ed immediate  rende i giovani più responsabili e vicini alle istituzioni.

«Spero che un giorno non ci sarà più bisogno di carabinieri» ha concluso il Capitano. Un messaggio forte, utopico, a cui è necessario ambire per edificare una società sempre più pulita, sicura e a misura di cittadino.

Il convegno è continuato con racconti esperenziali molto forti.

Il racconto di don Enzo Cimarelli, direttore della pastorale giovanile diocesana e presidente della cooperativa “Regina Pacis” che partendo da una citazione anonima «se hai un sogno e lo tieni per te, resta un sogno, se hai un sogno e lo condividi, questo inizia ad essere realtà» ha raccontato l’esperienza della cooperativa che dal 2005 offre ai ragazzi del carcere di Nisida e alle donne del carcere di Pozzuoli un aiuto concreto alla fine della detenzione. Una casa, una struttura che potesse accogliere e il lavoro, la dignità. Uno di questi progetti, unico in Europa,  è stato raccontato direttamente da Sara, una ragazza che oggi dopo l’esperienza a Nisida può dire di avercela fatta. Il progetto si chiama Puteoli Sacra unisce ragazzi che vengono dall’esperienza del carcere e giovani studiosi dell’arte si sono messi insieme come cooperativa e portano avanti un servizio di guide turistiche nel nostro territorio.

Bisogna coltivare la speranza e la positività nei nostri territori, come fa l’associazione “E poi ritorniamo” di Andrea Di Meglio che ha raccontato l’esperienza di ragazzi ischitani che in un momento poco felice della loro terra tra terremoto ed alluvione hanno deciso di ritornare. Erano cervelli in fuga e sono ritornati per amor di patria, sono ritornati non per commiserazione, ma per creare un’alternativa al vivere stentato o all’andare via. «Restiamo qui e creiamo una valida alternativa. Voi (riferendosi ai giovani studenti, ndr) dovete scegliere da che parte stare e per cosa impegnarvi».

Se è bello porre l’attenzione sulla foresta della legalità e dell’aiuto che cresce, è necessario anche guardare e ripartire dall’albero che cade.

È il racconto di Daniela Di Maggio, mamma di Giovanbattista Cutolo e presidente associazione “Giogiò Vive” a ricordare quanto la società oggi sia divisa tra il bene e il male. Tra Giovanbattista e il suo assassino. Tra la legalità e l’illegalità. «Scegliete di vivere aristocraticamente, con l’animo pulito, come il mio Giògiò – ha detto la Di Maggio – perché non c’è un altro modo per migliorarsi, scegliere la via della legalità è l’unica soluzione».

Parole forti, immagini forti, come la descrizione dell’assassinio di Giovanbattista tristemente colpito alle spalle. Perché l’illegalità, il male, tutto ciò che è sbagliato colpisce da dietro.

A concludere la ricca mattinata il vicesindaco Filippo Monaco e i saluti del vescovo Carlo Villano. «Alla base di una convivenza civile e legale c’è la volontà di rendere bello ciò che facciamo. La sintesi è tutta qui: fondiamo sul bello il nostro futuro, chi ha cura della bellezza, ha cura del prossimo, della comunità in cui vive e opera per il bene, nella legalità – ha dichiarato il vicesindaco e dirigente scolastico dell’istituto Petronio, Filippo Monaco. – Da amministratore  esco ricco da questa giornata perché ancor di più ho capito che bisogna assistere e incentivare sempre di più i valori dell’associazionismo: stare insieme, collaborare insieme, creare valori».

L’incontro organizzato da Segni dei Tempi e Kaire, dagli Uffici diocesani per la pastorale sociale di Pozzuoli e di Ischia, dal Circolo Laudato Si’ Interdiocesano Pozzuoli Ischia, in sinergia con il Liceo Statale Virgilio, il Liceo Statale Majorana, l’Istituto Alberghiero Petronio e l’Isis Falcone, con il patrocinio dell’Ucsi Campania ha visto l’adesione di tante associazioni: Nemea, La Roccia, Spazio Smile, Assogioca, P&P Academy, Agenzia Arcipelago Aps, I.P.eR.S., Prometeo, VivoaNapoli, Itinerari, Campus Ischia, Centro Sportivo Italiano di Pozzuoli, Cooperative Ifocs e Accoglienza Vincenziana, le Fondazioni Paulus e Studi Tonioliani Campania, il Masci Napoli 8, l’Oratorio salesiano Don Domenico Savio, Labornà.

Il silenzio e l’attenzione dei ragazzi in sala è stato rincuorante, una concreta speranza per un domani migliore.

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